Esito nel breve periodo non favorevole con l’approccio interventistico delle malformazioni arterovenose cerebrali non-rotte
La decisione di trattare una malformazione arterovenosa ( MAV ) dipende dal rapporto tra rischio stimato nel corso della vita di emorragia intracranica ed il rischio associato all’intervento.
Uno studio ha valutato se l’outcome ( esito ) differisse nei pazienti adulti ( n=114 ) con malformazioni arterovenose sottoposti ad intervento ( n=63 ) o no ( n= 52 ).
Lo studio prospettico ha riguardato tutti gli adulti scozzesi con prima diagnosi di malformazione arterovenosa non-rotta nel periodo 1999-2003.
Alla presentazione, gli adulti sottoposti a trattamento erano più giovani ( età: 40 versus 55 anni; p<0.0001 ), avevano una maggiore probabilità di presentare crisi convulsive ( odds ratio, OR=2.4 ) ed avevano un numero minore di comorbidità ( valore mediano 3 versus 4; P=0.03 ), rispetto ai soggetti non-trattati.
Nonostante queste differenze al basale, i gruppi di pazienti trattati e non-trattati, non presentavano differenze nella progressione ai punteggi 2-6 o 3-6 della scala OHS ( Oxford Handicap Scale ).
Il rischio di outcome non favorevole ( OHS 2-6 ) era maggiore nei pazienti sottoposti ad intervento che in quelli non-trattati ( hazard ratio, HR=2.5 ) ed era maggiore nei pazienti con un nidus di malformazione arterovenosa di maggiori dimensioni ( HR=1.3 ).
Lo studio ha mostrato che la maggiore dimensione della malformazione arterovenosa e l’intervento erano associati ad un peggior outcome funzionale nel breve periodo per le malformazioni artero-venose non-rotte, ma gli effetti nel lungo periodo rimangono da essere delucidati. ( Xagena_2008 )
Wedderburn CJ et al, Lancet Neurology 2008; 7: 223-230
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