Promettenti risultati per Rituximab nella sclerosi multipla recidivante-remittente


Uno studio di fase III ha mostrato risultati positivi per il Rituximab ( Rituxan / MabThera ) nei pazienti con sclerosi multipla.

Rituximab è un anticorpo monoclonale che ha come target i linfociti B CD20 positivi.

Lo studio di fase II aveva come obiettivo quello di valutare la sicurezza e l’efficacia del Rituximab nei pazienti adulti con sclerosi multipla recidivante-remittente.

Allo studio hanno preso parte 104 pazienti, che sono stati assegnati in modo casuale ad un singolo ciclo di trattamento con Rituximab ( 2 infusioni intervallate da 2 settimane ) o placebo.

L’endpoint primario era definito come il numero totale di lesioni captanti il gadolinio in T1, alle settimane 12, 16, 20 e 24, mediante risonanza magnetica per immagini ( RMI ).

Il numero totale di lesioni captanti il gadolinio alle settimane 12, 16, 20 e 24 è risultato ridotto, in modo statisticamente significativo, nei pazienti trattati con Rituximab rispetto a quelli riceventi placebo ( p < 0.0001 ).
Alla 24° settimana, il numero medio cumulativo di lesioni captanti il gadolinio per paziente è risultato ridotto del 91%m con 0.5 lesioni per paziente nel gruppo trattato con Rituximab contro 5.5 lesioni nel gruppo placebo.

Inoltre, l’incidenza di recidive nell’arco di 24 settimane nel gruppo di trattamento con Rituximab è stata del 14,5% contro il 34,3% nel braccio placebo ( riduzione relativa del 58%; p = 0.0238 ).

Ad eccezione degli evevnti avversi associati all’infusione, la percentuale dei pazienti con eventi avversi generali ed eventi avversi gravi è risultata comparabile tra i 2 gruppi di trattamento durante il periodo di 24 settimane. Il 97,1% dei pazienti in entrambi i gruppi ha sperimentato un evento avverso. Il 10,1% dei pazienti trattati con Rituximab ed il 14,3% dei pazienti, trattati con placebo, sono andati incontro a gravi effetti indesiderati.

Il 78,3% dei pazienti trattati con Rituximab ha manifestato eventi avversi associati alla prima infusione contro il 40% nei pazienti trattati con placebo. Nella maggioranza dei casi ( più del 95% ) questi eventi avversi sono risultati lievi e moderati in gravità.
L’incidenza di eventi avversi associati alla seconda infusione è stata del 20,9% mei pazienti del gruppo Rituximab, contro il 40,0% nel gruppo placebo.

La percentuale dei pazienti in cui si è sviluppata un’infezione è risultata comparabile tra il gruppo Rituximab ( 65,2% ) ed il gruppo placebo ( 62,9% ).

La sicurezza di Rituximab è stata valutata in diversi studi clinici, che hanno coinvolto pazienti con artrite reumatoide e pazienti con linfoma non-Hodgkin.

I più comuni effetti indesiderati osservati durante terapia con Rituximab nei pazienti con artrite reumatoide nel corso di studi clinici fino a 24 settimane sono state le infezioni e le reazioni all’infusione.
Tra i pazienti con linfoma non-Hodgkin trattati con Rituximab, gli eventi avversi più comuni sono risultati le reazioni all’infusione e le citopenie.

La maggioranza dei pazienti ha manifestato reazioni avverse durante la prima infusione di Rituximab. I sintomi di queste reazioni avverse comprendevano: malattia simil-influenzale, febbre, brividi di freddo, nausea, orticaria, cefalea, broncospasmo, angioedema, ipotensione ed ipossia. Questi sintomi variavano in gravità e generalmente erano reversibili.

Gravi reazioni all’infusione sono state riportate nei pazienti trattati con Rituximab, alcune con esito fatale. Questi gravi effetti indesiderati si sono presentate durante la prima infusione.
Le più gravi manifestazioni e sequele hanno compreso: ipossia, infiltrati polmonari, sindrome da distress respiratorio acuta, infarto miocardico, fibrillazione ventricolare e shock cardiogenico.

Sono stati riportati casi di insufficienza renale acuta, richiedente dialisi, anche con esito fatale, durante la sindrome di lisi tumorale, successiva a trattamento con Rituximab nei pazienti con linfoma non-Hodgkin.

Gravi reazioni mucocutaneee, talora anche ad esito fatale, sono state osservate durante tratatmento con Rituximab.

Dolore addominale, ostruzione intestinale e perforazione, in alcuni casi ad esito fatale, sono stati osservati nei pazienti trattati con Rituximab in combinazione con la chemioterapia per il linfoma non-Hodgkin CD20 positivo, diffuso, a grandi cellule B.

Altre reazioni avverse gravi o potenzialmente minaccianti la vita dopo trattamento con Rituximab sono state: aritmie cardiache, riattivazione dell’epatite B con epatite fulminante, ed altre infezioni virali.

L’infezione da virus JC, che è causa della leucoencefalopatia multifocale progressiva ( PML ) e morte, è stata segnalata nei pazienti trattati con Rituximab, affetti da tumori ematologici o da malattie autoimmuni, come il lupus eritematoso sistemico.

Rituximab è un anticorpo monoclonale, scoperto da Biogen Idec. Ha ricevuto la prima approvazione da parte dell’FDA ( Food and Drug Administration ) nel novembre 1997 per il trattamento del linfoma di Hodgkin.
Nel febbraio 2006, l’FDA ha approvato l’indicazione linfoma diffuso a grandi cellule B, in combinazione con la chemioterapia CHOP ( Ciclofosfamide, Doxorubicina, Vincristina e Prednisone ) o altri regimi basati sull’antracichina, nei pazienti non precedentemente trattati.
Nel febbraio 2006, Rituximab ha anche ricevuto l’approvazione, in combinazione con il Metotrexato, per ridurre i segni ed i sintomi nei pazienti adulti con artrite reumatoide attiva, moderata-grave, che non avevano avuto adeguata risposta ad 1 o più terapie con antagonisti del TNF ( Tumor Necrosis Factor ).
Nel settembre 2006, l’FDA ha approvato per Rituximab l’indicazione trattamento di prima linea dei pazienti precedentemente non trattati con linfoma non-Hodgkin follicolare, in combinazione con la chemioterapia CVP ( Ciclofosfamide, Vincristina, Prednisolone ), ed anche per il trattamento del linfoma non-Hodgkin a basso grado nei pazienti con malattia stabile o che hanno raggiunto una parziale o completa risposta dopo trattamento di prima liena con la chemioterapia CVP. ( Xagena_2007 )

Fonte: Genentech, 2007



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