Microsanguinamenti cerebrali e uso di farmaci antitrombotici


I microsanguinamenti cerebrali e i depositi di emosiderina nel cervello sono indicativi di microangiopatia.
I microsanguinamenti in posizioni lobari cerebrali sono stati messi in relazione con angiopatia amiloide, uno stato patologico che rende soggetti a sanguinamento.

Un gruppo di Ricercatori dell’Erasmus MC University Medical Center, a Rotterdam in Olanda, ha valutato la relazione tra uso di farmaci anti-trombotici e presenza di microsanguinamenti cerebrali, soprattutto quelli in posizione lobare.

Lo studio è stato condotto su una popolazione generale anziana olandese e ha coinvolto 1.062 persone da una coorte longitudinale, con età uguale o superiore ai 60 anni, senza demenza e sottoposte a esami di risonanza magnetica nel periodo 2005-2006.

La principale misura di esito era la presenza di microsanguinamenti visibili in risonanza magnetica.

Rispetto a quelli osservati in chi non faceva uso di farmaci antitrombotici, i microsanguinamenti cerebrali sono risultati maggiormente prevalenti tra gli utilizzatori di inibitori dell’aggregazione piastrinica ( odds ratio [ OR ] aggiustato: 1.71 ).

Non è stata osservata un’associazione significativa tra farmaci anticoagulanti e presenza di microsanguinamenti ( OR=1.49 ).

I microsanguinamenti strettamente lobari sono risultati maggiormente prevalenti tra le persone che facevano uso di Acido Acetilsalicilico ( Aspirina; OR aggiustato rispetto ai non-utilizzatori: 2.70 ) che in quelle che utilizzavano Calcio carbasalato ( OR aggiustato: 1.16 ).

Questa differenza è risultata anche più pronunciata confrontando persone che avevano utilizzato dosaggi simili di entrambi i farmaci.

In conclusione, questo studio ha mostrato che l’uso di inibitori dell’aggregazione piastrinica è correlato alla presenza di microsanguinamenti cerebrali.
Inoltre, l’uso di Acido Acetilsalicilico e Calcio carbasalato potrebbe essere diversamente correlato alla presenza di microsanguinamenti strettamente lobari. ( Xagena_2009 )

Vernooij MW et al, Arch Neurol 2009; 66: 714-720



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