Neuroblastoma: trattamento con anticorpo anti-GD2 con GM-CSF, Interleuchina 2 e Isotretinoina


Dati preclinici e dati clinici preliminari hanno indicato che ch14.18, un anticorpo monoclonale contro il disialoganglioside GD2, tumore–associato, mostra un’attività contro il neuroblastoma e che tale attività aumenta quando ch14.18 è utilizzato in combinazione con il fattore di stimolazione delle colonie di granulociti e macrofagi ( GM-CSF ) o con Interleuchina-2 ( IL-2 ).

È stato condotto uno studio per determinare se l’aggiunta di ch14.18, GM-CSF e Interleuchina-2 alla terapia standard con Isotretinoina dopo terapia intensiva multimodale migliorasse gli esiti nel neuroblastoma ad alto rischio.

Pazienti con neuroblastoma ad alto rischio che avevano risposto a terapia di induzione e trapianto di cellule staminali sono stati assegnati in maniera casuale e in un rapporto 1:1 a ricevere terapia standard ( 6 cicli di Isotretinoina ) o immunoterapia ( 6 cicli di Isotretinoina e 5 cicli concomitanti di ch14.18 in combinazione alternata con GM-CSF e Interleuchina-2 ).

Su una base intention-to-treat, sono state confrontate la sopravvivenza libera da eventi e la sopravvivenza generale tra il gruppo immunoterapia e quello terapia standard.

In totale, 226 pazienti sono stati assegnati a un gruppo trattamento e nel gruppo immunoterapia il 52% dei pazienti ha mostrato dolore di grado 3, 4 o 5, e il 23% e il 25% hanno sviluppato, rispettivamente, sindrome da fragilità capillare e reazioni di ipersensibilità.

Con l’osservazione del 61% del numero degli eventi attesi, lo studio ha raggiunto i criteri per un’interruzione precoce legata all’efficacia e la durata mediana dello studio è stata di 2.1 anni.

L’immunoterapia è risultata superiore alla terapia standard per quanto riguarda i tassi di sopravvivenza libera da eventi ( 66% vs 46% a 2 anni; P=0.01 ) e di sopravvivenza generale ( 86% vs 75% a 2 anni; P=0.02 senza aggiustamento per le analisi ad interim ).

In conclusione, l’immunoterapia con ch14.18, GM-CSF e Interleuchina-2 è risultata associata a un miglioramento significativo negli esiti rispetto alla terapia standard in pazienti con neuroblastoma ad alto rischio. ( Xagena_2010 )

Yu AL et al, N Engl J Med 2010; 363: 1324-1334



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