Trattamento dell’ictus ischemico acuto con Eritropoietina umana ricombinante


Numerosi risultati preclinici e uno studio clinico pilota suggeriscono che l’Eritropoietina umana ricombinante fornisce neuroprotezione che può essere di beneficio per il trattamento dei pazienti con ictus ischemico.

Anche se l’Eritropoietina umana ricombinante è stata considerata un farmaco sicuro e ben tollerato per oltre 2 decenni, studi recenti hanno individuato un aumento delle complicanze tromboemboliche e/o rischi di mortalità per la somministrazione di Eritropoietina umana ricombinante nei pazienti affetti da tumore o malattia renale cronica. Di conseguenza, è stato condotto uno studio in doppio cieco, controllato con placebo, randomizzato multicentrico per valutare l'efficacia e la sicurezza dell’Eritropoietina umana ricombinante nell’ictus.

Questo studio clinico ha coinvolto 522 pazienti con ictus ischemico acuto nel territorio dell'arteria cerebrale media ( popolazione intent-to-treat ) con 460 pazienti trattati come previsto ( popolazione per protocol ). Entro 6 ore dall'insorgenza dei sintomi, a 24 e 48 ore, l’Eritropoietina umana ricombinante è stata infusa per via endovenosa ( 40.000 UI per ciascuna somministrazione ).
E’ stata ammessa la trombolisi sistemica con attivatore tissutale del plasminogeno ricombinante ( rtPA ).

Inaspettatamente, un numero molto elevato di pazienti ha ricevuto rtPA ( 63,4% ).

In un'analisi delle popolazioni intent-to-treat e per-protocol, né l’esito primario misurato dall’indice di Barthel al giorno 90 ( p=0.45 ), né altri parametri hanno mostrato effetti favorevoli dell’Eritropoietina umana ricombinante.

E’ stato osservato un tasso di mortalità complessiva del 16.4% ( 42 su 256 ) nel gruppo trattato con Eritropoietina umana ricombinante e del 9% ( 24 su 266 ) nel gruppo placebo ( p=0.01 ) senza alcun particolare fenomeno di morte improvvisa dopo l'ictus.

Sulla base dell’analisi delle popolazioni secondo intent-to treat e per-protocol, le conclusioni di questo studio sono negative, sollevando problemi di sicurezza sul trattamento, in particolare per i pazienti sottoposti a trombolisi sistemica. ( Xagena_2009 )

Ehrenreich A et al, Stroke 2009; 40:647-656



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