L'ipoacusia può aumentare il rischio di demenza


Oltre 7 milioni di italiani e 590 milioni di persone nel mondo convivono con un deficit dell’udito e vanno incontro a un rischio maggiore di sviluppare forme di demenza. Il pericolo di decadimento cognitivo è direttamente proporzionale al livello di ipoacusia: può aumentare fino a 5 volte nei casi più gravi di sordità e per ogni peggioramento dell’udito di 10 decibel si registra una crescita del rischio di demenza di circa 3 volte.

Si stima che in 1 caso su 3 la demenza possa essere causata da ipoacusia, ma anche il decadimento cognitivo può essere responsabile di una progressiva perdita uditiva. Tra ipoacusia e demenza esiste una relazione bidirezionale, e che un grave deficit uditivo è in grado di aumentare di ben 5 volte, in maniera indipendente rispetto ad altri fattori, il rischio di sviluppare demenza.

Rallentare anche di un solo anno l’evoluzione del quadro clinico, porterebbe a una riduzione del 10% del tasso di prevalenza della demenza nella popolazione generale, con un notevole risparmio in termini di risorse umane ed economiche.

La ragione del legame tra ipoacusia e demenza resta sconosciuta, ma sono state avanzate alcune ipotesi. Una di queste ritiene che gli stessi meccanismi patogenetici neurodegenerativi riconosciuti in alcune forme di demenza, quali la malattia di Alzheimer, possano essere alla base di alterazioni centrali del sistema uditivo. Un’altra ipotesi sostiene che l’ipoacusia comporti un maggiore sfruttamento delle risorse cognitive per decodificare i suoni in informazioni utili, rendendo così la persona più vulnerabile alla demenza. Infine, l'isolamento sociale rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per l’insorgere della demenza ed è strettamente associato all’ipoacusia, in quanto il deficit uditivo comporta una diminuzione del desiderio di uscire e di farsi coinvolgere in conversazioni. ( Xagena_2013 )

Fonte: Consensus Paper “Sentire bene per allenare la mente”, 2013

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